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Fin dal periodo romano, Cartignano fu un importante mercato di cereali per tutta la Valle Maira; era infatti chiamata Forum cerealum, come attesta il ritrovamento di antichi documenti in cui Cartignano era menzionata Cereale Forum o Villa Cereanum.
In seguito queste terre furono conquistate dai Longobardi, e poi dai Franchi.
Alla morte di Carlo Magno, le discordie tra i suoi successori segnarono un periodo di instabilità e di anarchia, durante la quale i grandi feudatari legittimarono la loro giurisdizione su queste zone e ne dichiararono la successione ereditaria.
La Val Maira si trovava così divisa tra più padroni, ma questa situazione non durò a lungo. Nel XII secolo il marchese Bonifacio di Savona, approfittando del disordine, assoggettò buona parte di queste terre e alla sua morte divise i suoi possedimenti tra i figli.
La Val Maira, compresa Cartignano, faceva parte del Marchesato di Saluzzo già dal XIV secolo, ed ebbe un periodo di massimo sviluppo economico nel XV e XVI secolo, epoca di quiete, di pace e di progresso, come testimonia il barone Manuel di San Giovanni nella sua opera Memorie storiche di Dronero e della Valle Maira del 1868, in cui sono sintetizzati gli avvenimenti più importanti della storia di questo territorio.
Questo periodo d'oro fu garantito dal governo illuminato e lungimirante dei marchesi: Ludovico I (+1475), Ludovico II (+1504) e, in parte, Margherita di Foix, vedova di Ludovico II (+1521) e reggente per il figlio minorenne Michele Antonio (+1528).
Sotto il loro governo furono pianificati una serie di interventi atti a favorire l'agricoltura: tra questi nel XV secolo iniziò la costruzione di una serie di bealere, o canali, che servivano per incanalare l'acqua del Maira, attraverso gallerie costruite scavando nella roccia; ciò permise la realizzazione di una serie di opere irrigue.
In tal modo fu migliorato il sistema di irrigazione dei campi, furono fatti funzionare i mulini, gli opifici e successivamente le industrie.
Tutto ciò portò a potenziare lo sfruttamento del sistema economico, basato sull'allevamento e sull'agricoltura; esso innescò un processo di mobilità delle famiglie che dall'alta valle si spostarono verso le zone pianeggianti, dove impiantarono nuove attività, con il conseguente aumento di relazioni commerciali con le valli limitrofe dalla metà del XV secolo.
A questo nuovo ceto, dedito ad attività non solo più legate alla pastorizia e all'agricoltura, apparteneva il milite e dottore in leggi Costanzo de Berardi di San Damiano, che fu nominato nel 1453 in seguito alla morte del signore di Cartignano, Baldassarre Berardo di San Damiano, come suo successore dal marchese Ludovico I e a cui furono ceduti anche il castello di Zoardo e la villa di Cartignano.
Il nuovo ceto notarile manifestò la propria presenza all'interno del tessuto sociale facendo costruire nuovi luoghi di culto: dalla metà del 1400 sorsero infatti nuove cappelle legate alle rouà, che soppiantarono gli antichi poli religiosi.
Tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo, il panorama socio economico diventò più dinamico e sorsero nuove attività: oltre alla pastorizia e all'agricoltura, comparvero i grandi allevatori e i commercianti di bestiame. Queste attività permisero di generare grande ricchezza e la possibilità di estendere le relazioni commerciali anche al di fuori degli ambiti valligiani.
Il XVI secolo segnò invece una progressiva perdita di autonomia, dovuta alla forte ingerenza da parte del nuovo spirito riformistico ecclesiastico.
Nel 1511 venne eletta la diocesi di Saluzzo, che con una serie di provvedimenti limitò il ruolo di rappresentanza delle famiglie all'interno delle chiese: fu così ridimensionata l'importanza degli altari laterali e del battistero; la vita comunitaria fu sottoposta a controlli da parte dei parroci, ai quali fu dato l'obbligo di verificare la partecipazione alla vita religiosa delle famiglie attraverso l'adozione dei registri parrocchiali.
Alla fine del 1500 si assistette ad un lento indebolimento della classe dirigente, la cui ricchezza si basava sull'allevamento, a causa di un apponderamento delle terre comuni e di un forte decremento della piccola proprietà.
Un segno della crisi economica che si stava verificando fu testimoniata dallo spostamento degli interessi di molte famiglie all'esterno della Valle Maira.
Nella visita pastorale del 1594 il Vescovo di Saluzzo denunciò lo stato di abbandono o di rovina di molti altari laterali con dotazioni di oneri e messe incerti.
La crisi della pastorizia determinò un lento processo di mobilità delle famiglie verso la bassa valle ed un progressivo depauperamento di quelle notabili.
Nel XVI secolo la Val Maira subì l'invasione delle truppe francesi. Per porre rimedio ai saccheggi Filippo Emanuele, figlio di Carlo Emanuele, chiesto l'aiuto a spagnoli e milanesi, risalì la valle e raggiunse Cartignano, mentre i francesi, lasciato il castello, si erano asserragliati nella parte alta della valle che mantennero fino al trattato di Lione del 1601.
L'armistizio venne firmato dal duca di Savoia e dal re di Francia che si impegnava a lasciare liberi gli abitanti e le terre del marchesato di Saluzzo.
Nello stesso periodo Carlo Emanuele riconobbe il feudo di Cartignano a Imberto Berardi di San Damiano. Questo rapporto di vassallaggio rappresentava un unicum, in quanto nel marchesato di Saluzzo non esistevano feudatari. Solo con Carlo Emanuele I ebbe inizio il sistema feudale, infatti egli cedette i comuni come feudi a particolari sudditi, a volte anche stranieri.
In seguito, Imberto Berardi vendette il feudo di Cartignano al conte Claudio Cambiano di Ruffia; i Berardi si estinsero, perchè Imberto ebbe una sola figlia, Margherita, che sposò Lorenzo Nazzario di Villafalletto.
Claudio Cambiano di Ruffia ebbe tre figli, tra questi Gianbattista venne investito del feudo di Cartignano nel 1650; a lui succedette il figlio Ascanio.
Nel 1636 Dronero e la Val Maira non facevano più parte del Marchesato di Saluzzo, ma vennero unite a Cuneo che allora era governata dai Savoia.
Dopo la morte del duca Vittorio Amedeo I, gli successero i figli Francesco Giacinto e Carlo Emanuele. Dronero e la Val Maira prestarono giuramento a Francesco Giacinto.
Dal XVII si perse progressivamente l'identità comunitaria della valle e le comunità seguirono una vita propria ed indipendente dalle altre che deve essere studiata singolarmente.
Il paese di Cartignano subì forti perdite umane durante la Seconda Guerra Mondiale, durante la quale, nel 1944, fu quasi completamente bruciato e molti edifici danneggiati, fra cui il castello medievale.

Testi e foto a cura di Espaci Occitan

Descrizione

La storia di Cartignano


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