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Statuti della Valle Maira
Statuti della Valle Maira
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Descrizione
Una particolarità che caratterizza la Val Maria in periodo medievale fu la stesura di Codici di Statuti e di Ordinamenti.
Risale al periodo medioevale l'unione di dodici comuni dell'alta Valle Maira: Acceglio, Prazzo, Ussolo, San Michele, Elva, Stroppo, Marmora, Canosio, Celle, Alma, Lottulo e Paglieres.
Questi comuni si confederarono dandosi un Codice di Statuti ed ordinamenti e un proprio governo autonomo; solo successivamente si sottomisero ai marchesi di Saluzzo, come si può leggere in un documento ufficiale firmato dallo stesso Ludovico II, dove gli abitanti di questi luoghi erano definiti abhorrentes servitiumet amantes libertatem instinctu naturali ("che odiavano essere sottoposti e amavano la libertà").
Il Codice degli Statuti di Cartignano
A tal proposito può essere citato il Codice degli Statuti del comune di Cartignano, redatto il 6 ottobre 1450. Lo storico Manuel di San Giovanni ricorda tale atto nell'opera Memorie di Dronero e della Valle Maira,dove mostra come questo documento venne fatto proprio dal Comune di Dronero nel 1476, riproducendolo quasi alla lettera. Così benchè quello di Cartignano venne perso durante un incendio nel 1944, quello di Dronero ne offre una copia simile.
Lo storico Manuel ebbe la possibilità di studiare lo statuto di Cartignano, trascrivendone parte del contenuto in lingua latina: esso regolava la vita sociale ed economica del paese in tutti i suoi aspetti, dall'amministrazione comunale all'esercizio della giustizia e alla manutenzione delle strade, dai delitti e relative pene, alle arti e mestieri.
Di questo statuto riportiamo il preambolo, tradotto dal latino:
Nel nome di N.S. Gesù Cristo. Amen.
Nell'anno del signore mille quattrocento cinquanta (...)
Il giorno sei del mese di ottobre.
Consapevole che senza l'aiuto di Dio
Vano è affannarsi in questo mondo:
sia quindi Dio, in ogni momento,
mio custode e guida,
Sia egli stesso a dirigere le mie azioni
E i miei pensieri,
Cristo esaudisca quanto di cuore invoco,
Mi assista fin dal principio la Vergine Maria.
(...)
A onore e gloria di Dio e della beata vergine
Maria sua Madre,
a vantaggio e benessere del magnifico
e rispettabile signore Baldassarre
di S. Damiano signore di questo luogo
di Cartignano e Zoagli e dei suoi famigliari,
e alla prosperità del comune di Cartignano
e dei suoi abitanti.
Qui inizia il codice degli statuti di Cartignano.
Vengono poi elencati gli statuti, divisi in tredici collazioni, nelle quali è disciplinata l'amministrazione comunale di Cartignano, che era composta da un Consiglio, preposto da due sindaci.
Le norme statutarie disciplinavano la vita economica e la giurisdizione di Cartignano: tra queste vi era quella che proibiva, pena la confisca dei beni, di andare ad abitare in paese nemico del Marchese di Saluzzo o del Signore di Cartignano, oppure quella che obbligava il venditore di un immobile di fare offerta in prima istanza al vicino.
Tra i documenti che riguardano Cartignano ve ne è uno che cita Il Milite ossia il Cavaliere, riferendosi a Costantino Berardi, Dottore in legge, figlio di Baldassarre di S. Damiano, signore di Cartignano e Zoagli.
Costui si recò a Roma dal papa Eugenio IV, per mettersi al suo servizio, e benchè in giovane età, fu preposto al governo della città di Perugia e d'altre città pontificie.
Nel 1445 fu insignito dell'alta dignità di senatore della città di Roma.
Nel 1447 ritornò a Cartignano, probabilmente in seguito alla morte del Pontefice, e fu eletto nello stesso anno Podestà di Dronero e della Valle Maira.
A tal proposito lo storico Manuel ritiene che Costanzo Berardi debba aver avuto una parte non di poca importanza nella stesura del codice degli statuti di Cartignano, perchè persona resa dotta, oltre che dagli studi, dall'esperienza acquisita durante le sua vita.
Testi e foto a cura di Espaci Occitan
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