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Economia agropastorale
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La comunità di Cartignano si è da sempre basata su un'economia agro-pastorale, dove le ricchezze erano suddivise tra le famiglie in modo uniforme, non esistevano grandi proprietà, ma piuttosto una generalizzata agricoltura di sussistenza.
Il terreno più adatto all'agricoltura era l'ampio altopiano posto alla destra del Maira; esso era completamente coltivato, comprese le pendici del monte e le ribbè, cioè le sponde del fiume. L'agricoltura era prevalentemente cerealicola (grano, segale, avena e mais) e di patate, oltre a ciò i boschi offrivano castagne, legname e fogliame; erano anche coltivati alberi da frutta: meli, peri, noccioli, ciliegi, susini, fichi e piccoli frutti come ribes, fragole, mirtilli e more.
I prodotti che venivano venduti nei mercati locali, soprattutto a Dronero, erano in prevalenza: castagne, patate, mele, talvolta meliga. Mentre i prodotti cerealicoli erano appena sufficienti al sostentamento delle famiglie e solo in rari casi venduti ai mulini.
A Cartignano esistevano due mulini: uno lungo il Maira a Ponte e l'altro a Chiabrera.
Altre culture erano la canapa che veniva lavorata a filanda per uso famigliare, e i castagni che servivano anche per la produzione di carbone ad uso industriale.
Mentre il territorio a destra del Maira era dedicato all'agricoltura, quello più adatto al pascolo di ovini e bovini era invece quello a sinistra del torrente Maira.
Ogni nucleo famigliare possedeva alcuni animali, generalmente una o due mucche che oltre al latte servivano per arare i campi, le capre venivano allevate per il latte e le pecore per la lana.
Il latte veniva utilizzato anche per la produzione casearia che comprendeva burro e toma, prodotti per il sostentamento famigliare.
Testi e foto a cura di Espaci Occitan
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